sabato 20 febbraio 2016

LA NIKE SPONSOR DELLA LOBBY GAY

La NIKE, tra i maggiori sponsor e sostenitori della lobby gay internazionale, rescinde dal contratto di sponsorizzazione con il pugile filippino Manny Pacquiao per le sue dichiarazioni: " I matrimoni gay? Sono ripugnanti"...! Il campione di box e politico filippino Manny Pacquiao è tornato a ribadire la sua posizione circa le unioni gay arrivando a citare un passo del Levitico, il terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana. "Se uno ha con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna, ambedue hanno commesso cosa abominevole; dovranno esser messi a morte; il loro sangue ricadrà su loro", recitano i versetti riportati da Pacquiao. Il post, accompagnato da una foto dell'uomo insieme alla moglie, ha ottenuto oltre 18mila like ed è rimasto visibile per circa due ore prima di venire cancellato. Solo pochi giorni fa la Nike aveva deciso di terminare il contratto di sponsorizzazione con l'otto volte campione del Mondo di pugilato a poche ore da simili dichiarazioni. "Se gli uomini si accoppiano con gli uomini e le donne con le donne sono peggio degli animali”, aveva dichiarato PacMan in una video intervista rilasciata al portale online di informazione elettorale " Bilang Pilipino". Da parte sua Pacquiao ha sottolineato che la legge divina deve avere la precedenza su quella umana. Per Pacman il matrimonio omosessuale era e rimarrà un “peccato”. “Non mi importa che la gente ce l’abbia con me”, ha dichiarato il pugile. “Mi basta non provocare l’ira di Dio”.
Ecco insomma, come la potente e ricca lobby omosessuale tenta di incidere anche sulla libertà di pensiero...  
                                                                                                                                                    RED 





 

venerdì 19 febbraio 2016

IL CEPU FALLISCE NEL SILENZIO DEI MEDIA...





Nei giorni in cui sta tenendo banco il dibattito sulle unioni civili, due notizie sono state ignobilmente sottaciute dai media di regime.
La prima riguarda ciò che sta accadendo in Grecia dove la popolazione arrivata ormai allo stremo a causa delle misure liberticide e dittatoriali di questa Europa mafiosa, arrogante e prepotente, sta assaltando le vie di Atene, e gli scontri con le forze dell’ordine sono ormai diventati quotidiani. Una situazione di estrema gravità sulla quale però sta calando una cortina fumogena censoria da parte dei nostri media, preoccupati evidentemente di coprire le malefatte di chi, come Renzi ed i propri scagnozzi, non sono stati MAI votati dal popolo.
L’altra notizia che è passata inosservata nel silenzio più assoluto ed assordante riguarda il fallimento del gruppo CESD che fra i propri brand annovera i marchi CEPU, Grandi Scuole, ancora oggi tanto strombazzati in televisione, su Internet e finanche nei cartelloni pubblicitari che troviamo in mezzo alla strada. Un esempio da tramandare ai posteri, per i fautori di questa fantomatica “buona scuola”, dove intrallazzi e pratiche che nulla a che fare hanno con concetti come meritocrazia e competenza, sono presenti tanto nella scuola pubblica quanto in quella privata!
In questo articolo parlerò di una vicenda che ha assunto ormai contorni a dir poco inquietanti, snocciolando le cifre di un fallimento annunciato ma di cui l’opinione pubblica non sa praticamente nulla. 

Alla fine degli anni ’90, come qualcuno sicuramente ricorderà, impazzava nelle televisioni la pubblicità sui corsi di recupero per le materie (sia delle scuole secondarie superiori che delle università) tenuti dal CEPU. Per dare una parvenza di credibilità ed affidabilità, sono stati ingaggiati quali testimonial di successo fra gli altri gli ex calciatori Alessandro Del Piero e “Bobo” Vieri che naturalmente decantavano le virtù di questi corsi tenuti da professionisti preparati e qualificati.
Oltre al CEPU, esistevano anche i marchi Grandi Scuole ed E-Campus che erano gli
altri due fiori all’occhiello di quello che nel giro di pochissimi anni sarebbe diventato un vero e proprio impero. Creato dalla volontà di Francesco Polidori nel 1995 a Roma, il CESD ha aperto ben presto numerose sedi lungo tutto lo stivale. Da Nord a Sud, spuntavano come funghi istituti che portavano il nome dei brand, ed il picco massimo era raggiunto con la nascita di E- Campus per la quale ci fu anche la benedizione in pompa magna da parte dell’attuale governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Ovvero, stiamo parlando della prima università on line, fatta per soddisfare le esigenze di chi non aveva tempo o modo per studiare, e che era organizzata alla stregua di un vero e proprio college di ispirazione tipicamente americana nelle sedi di Novedrate (Como), Messina e Roma dove fra le altre cose si svolgevano gli esami. E le cui lauree sono state riconosciute equipollenti – come valore legale – a quelle conseguite nelle facoltà statali.
Un contesto che però solo all’apparenza era idilliaco, potendo contare il Polidori su importanti appoggi politici (da sempre vicino alle posizioni del centrodestra ed amico di Berlusconi), senza che nessuno si sognasse di andare a verificare se era davvero oro tutto quello che luccicava.
Infatti, la grande crisi economica che ha colpito questo sgangherato paese avrebbe colpito anche il suo impero commerciale, e la logica conseguenza si è riflessa in un crollo del fatturato che nel corso di questi ultimi anni è divenuto davvero ragguardevole.
Intanto, sul conto del tanto decantato “metodo CEPU” iniziavano a circolare voci non certo edificanti sia in merito alla preparazione di certi tutor che sui metodi con cui molti clienti sono stati letteralmente raggirati da pratiche commerciali a dir poco spregiudicate. Poste in atto da chi doveva provvedere piuttosto a cercare di soddisfare con un prodotto su “misura”, le esigenze di chi aveva l’intenzione di conseguire un diploma o una laurea.
La situazione poi è letteralmente esplosa – sempre nel silenzio assordante dei media di regime – soprattutto negli ultimi anni in cui non solo non sono stati versati i contributi previdenziali all’INPS (circa 38 milioni di Euro, con i collaboratori che stanno ricevendo in questi giorni una comunicazione da parte dell’Ente pensionistico, con cui sono tenuti a versare essi stessi le somme non corrisposte dal CESD, se non vogliono vedere ridotti in fumo anni ed anni di lavoro per il conseguimento della pensione), ma i
collaboratori si sono visti congelati gli stipendi da dicembre 2014 ad aprile 2015 con conseguenti ed immaginabili difficoltà nel portare avanti intere famiglie!
Ma non solo! Raccogliendo le testimonianze di chi sinora non ha mai avuto dai media di regime alcuna voce in capitolo, emerge uno scenario a dir poco nauseabondo in cui tutti i diritti di questi lavoratori sono stati calpestati in maniera pressoché reiterata e scandalosa, nel colpevole ed imbarazzante silenzio anche da parte delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni preposte che sinora si sono lavate pilatescamente le mani, quando si è trattato di approfondire una situazione di cui si continua a sapere ben poco o nulla. Ed anzi hanno volutamente coperto le tante malefatte di chi ha approfittato della mancanza di valide prospettive occupazionali per ridurre in schiavitù chi invece aveva competenze e professionalità da mettere sul piatto della bilancia!
Erano infatti all’ordine del giorno – secondo le testimonianze raccolte – gravi violazioni, perpetrate nei confronti di lavoratori ai quali era letteralmente elargito un misero contratto di collaborazione coordinata e continuata (Co.co.co):
indennità di maternità mai erogate, orari di lavoro pazzeschi, mancata erogazione della disoccupazione a causa del mancato versamento dei contributi previdenziali, assegnazione a personale poco competente e preparato di ruoli di alta responsabilità, ferie inesistenti, impossibilità di assentarsi anche per una semplice malattia, improvvise chiusure di sedi (come ad esempio quella di Pistoia) che mettevano in difficoltà studenti e collaboratori, e dulcis in fundo un sistema di pagamento sempre molto nebuloso e poco chiaro.
Se a ciò aggiungiamo che in alcune sedi sono stati denunciati veri e propri casi di mobbing ed anche di stalking, si intuisce che siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo, su cui però nessuno sinora – incredibile ma vero - ha voluto sollevare il velo!
Tornando alla fresca sentenza di fallimento, si aprono ora prospettive assai incerte sia per chi sta continuando ad usufruire di questi corsi con "STUDIUM" che nel frattempo è subentrato nella gestione dei brand, che dei collaboratori che hanno deciso di continuare a lavorare con chi invece – come si sarà facilmente capito – non si farà scrupoli nel vessarli ancora e nel negare loro il futuro, oltre che la dignità!
La logica ci dice che chi si è reso colpevole di queste nefandezze dovrebbe essere sbattuto in galera, a marcire per il resto dei propri giorni. La realtà invece ci fa temere che, come al solito, poiché ci troviamo in un paese in cui i disonesti ed i criminali sono sempre tutelati, finirà tutto nella classica bolla di sapone. E senza che naturalmente trapeli qualcosa sull’ennesima quotidiana ingiustizia che migliaia di persone hanno subito veri e propri soprusi, senza che nessuno si sia mai degnato di dare loro voce e rappresentanza!
Continueremo a monitorare gli sviluppi di questa vergognosa storia, sperando che qualcuno di buona volontà possa finalmente dargli il risalto che merita!

Francesco Montanino
                                                                                                         

domenica 14 febbraio 2016

NASCE IL FRONTE DI LIBERAZIONE FISCALE




Cantù (PDN) – L’obiettivo è lo scontro finale con il regime di Roma ladrona, sul solco dell’esempio fornito dalla Catalogna. È stata presentata stamani in una piazza gremita di curiosi, giornalisti e semplici cittadini, il Fronte di Liberazione Fiscale che si pone quale principale scopo quello di ridurre la rapina fiscale e la spesa pubblica improduttiva. Diminuzione della pressione fiscale e previdenziale, con oneri e tributi che non devono mai superare il 40% del reddito, azzeramento della spesa pubblica improduttiva in modo che la spesa complessiva non eccedi mai il 30% del PIL ed infine trasformazione dello Stato centralista dei partiti in una Libera Confederazione dei Comuni. Queste le ricette con cui il FLF intende affacciarsi nell’agone politico, ponendosi quale obiettivo le Elezioni Regionali del 2018. Il tutto da compiersi dunque con un modello di organizzazione dello stato e della “res” che richiama tanto da vicino quello della Svizzera (presente anche nel simbolo di questo nuovo soggetto politico) che come ben sappiamo è fondato sul totale controllo da parte dei cittadini, sia della macchina amministrativa e burocratica che del modo con cui sono spesi i loro soldi.
Un’iniziativa senz’altro lodevole ed  assai interessante che può aprire prospettive di libertà e di affrancamento dal regime romanocentrico in quella stessa Lombardia dove il Governatore Roberto Maroni sta blandamente cercando di tenere a bada la rabbia e la protesta sempre più evidenti dei ceti produttivi, con quella pantomima nota sotto il nome di “referendum sull’autonomia”.
Il Fronte di Liberazione Fiscale – esordiva Claudio Bizzozzero, battagliero sindaco della città brianzola eletto in una lista civica, nonché presidente del nuovo soggetto politico – nasce in una piazza dedicata ai volontari della libertà e non certo per caso, perché ci siamo presi un impegno che trova origine quando ci incontrammo qui con Marco Bassani, che è il migliore allievo del professor Miglio circa un anno fa, discutendo sulla possibilità di dar vita ad un progetto politico innovativo. Stiamo lavorando su questa iniziativa, che oggi vede la luce, già da diversi mesi ed il nostro sguardo è rivolto al 2018, quando in Lombardia bisognerà votare per il rinnovo del Consiglio Regionale. Un tempo giusto, nel quale occorrerà lavorare bene sul territorio per prepararci nel migliore dei modi. Perché le regionali? Abbiamo preso atto che ormai a livello nazionale non c’è più niente da fare, dal momento che lo stato centrale è impermeabile a qualsiasi tipo di proposta di cambiamento vero com’è la nostra. È nelle Regioni, piuttosto, che si può e si deve lavorare. Ed in particolare quella Lombardia che ha circa 10 milioni di abitanti e che rappresenta circa ¼ del PIL nazionale dovrà un giorno avere il coraggio di andare allo scontro istituzionale con questo stato schiavista”.
Poi l’affondo sulla Lega Nord, mai pronunciata dagli organizzatori ma al quale Bizzozzero non risparmiava affatto pesanti stoccate. “C’è stato un partito – osservava - che ha governato le tre regioni più importanti d’Italia contemporaneamente, ovvero Piemonte, Lombardia e Veneto. Attualmente ne governa due, e nel 2018 è destinato a perdere sicuramente anche la Lombardia. Questo partito si trovava nella condizione migliore per andare allo scontro con lo stato centralista e schiavista, ed invece non ha fatto proprio niente di tutto ciò! E questo perché si trattava di un partito uguale agli altri, ovvero che è assolutamente affine a questo sistema che pensava e tuttora pensa ai propri interessi particolari. E non certo al bene comune, alle nostre imprese, alle nostre famiglie ed al nostro territorio! Per questo motivo occorre rimboccarsi le maniche, lavorando per conto nostro. Quando diciamo Lombardia o parliamo dei cittadini lombardi, non ci riferiamo certamente solo a chi ha il cognome uguale al mio, o magari si chiama Cattaneo o Bassani. No, intendiamo tutti quelli che condividono lo stile di vita lombardo vivendo qui e che si chiamano anche Esposito, Aiello, Macrì, Wang o Mohammed. Tutti quelli che vengono a vivere in questa terra e ne condividono stile di vita e valori, sono ugualmente lombardi e dunque, come si potrà facilmente intuire, anch’essi schiavi fiscali. Il cognome non può e non deve essere assolutamente una discriminante, perché anche questi sono cittadini lombardi! Ricordo ancora quando con la lista civica con cui sono diventato Sindaco, ci eravamo presentati qui a Cantù e qualcuno ci sbeffeggiava pure. Nel momento in cui siamo cresciuti, hanno iniziato a combatterci ed a prenderci sul serio. Ma nonostante ciò alla fine abbiamo vinto noi. Certo, la sfida delle regionali è più difficile, perché la Lombardia è un territorio molto più grande e complesso. Noi però ci crediamo e dobbiamo avere quella voglia di lavorare sodo che del resto da queste parti di sicuro non manca. Ora rideranno ma, vedrete, piangeranno nel 2018. I quattrini devono restare nelle mani dei contribuenti ed è insostenibile ancora oggi portare avanti quel discorso con il quale la pressione fiscale deve continuare a sfondare il 70%. Occorre ridurre il carico tributario non di due punti percentuali, come ama ripetere Renzi. Ma di almeno il 50%, perché solo così può ripartire l’economia. Altrimenti continueremo a raccontarci ancora un sacco di favole”.
Ma in che modo si potrà dimezzare la rapina fiscale con cui lo stato itagliano vessa i propri contribuenti, dando in cambio servizi di pessima qualità? Bizzozzero non ha dubbi in tal senso ed individuava nella spesa pubblica improduttiva, la voce su cui intervenire fornendo anche un ottima ipotesi di reinvestimento del residuo fiscale, che è argomento particolarmente sentito da queste parti. “Quel po’ di soldi – ha confermato il primo cittadino di Cantù - che escono, considerando sia le imposte dirette che indirette oltre ai contributi previdenziali, non può in ogni caso essere superiore al 40%. Quella della tassazione massima al 40% è una soglia limite che serve a sostenere la spesa pubblica. Di questa soglia che ripeto non deve mai essere oltrepassata, a sua volta il 90% deve restare nei territori. Questo è il nostro progetto politico che richiede genio e coraggio. La prima iniziativa la farò con la mia auto personale, con cui girerò prima per i comuni della nostra provincia e poi per tutta la Regione veicolando un messaggio che è la summa del nostro programma politico che – al contrario di quello dei partiti di destra o di sinistra che è racchiuso in veri e propri libri che poi nessuno legge – è riassunto in poche, semplici righe. Se il 90% del residuo fiscale resta ad esempio a Cantù, questo significa avere a disposizione servizi di qualità migliore come la sicurezza, le strade, le scuole. I partiti che parlano di sicurezza senza però avere i quattrini, fanno solo chiacchiere. I quattrini ci sono, ma siamo stufi ed incazzati che qualcuno ce li rubi. Ed è un discorso che allargo volentieri ai comaschi, ai milanesi ed a tutti i lombardi in generale che non ne possono più del PD, di Forza Italia, della Lega ed anche in sedicenti movimenti nuovi come il M5S, che si sono dimostrati incapaci di fornire una risposta valida. In merito agli elettori di Grillo, poi, sono convinto che si tratti di persone motivate da onesti intenti, però prive di un valido ed adeguato progetto politico per la nostra regione. Noi invece lo abbiamo e da questo intendiamo partire. Costruiremo il consenso, così come ha fatto in questi anni la Catalogna con la Spagna. La Lombardia allo stesso modo dovrà costringere Roma a sedersi attorno ad un tavolo, e lo farà avendo le idee assai chiare. Chi è interessato può andare sul nostro sito (www.frontediliberazionefiscale.org, nda), iscrivendosi per il comune in cui intende essere nostro referente. Da parte mia, sono disponibile sin dal prossimo lunedì sera a partecipare ad incontri con i cittadini, allo scopo di presentare e divulgare questa iniziativa. Non abbiamo assolutamente tempo da perdere, perché 2 anni e mezzo sono un lasso di tempo molto breve!”.
Ha poi preso la parola Giacomo Consalez, Consigliere della neonata formazione politica, che snocciolava cifre davvero impressionanti, parlando del residuo fiscale. “Non mi stancherò mai di ricordare – esordiva nel proprio intervento - che il residuo fiscale è la differenza fra ciò che esce dalle tasche di una comunità di cittadini, sotto forma di tasse, e ciò che ci rientra sotto forma di servizi quasi sempre scalcagnati, da parte dello stato centrale. Ebbene, la Lombardia ogni anno sborsa qualcosa come 60 miliardi di euro in più di quelli che tornano da Roma. Tradotto in soldoni, ogni cittadino lombardo paga la bellezza di 6.000 euro in più di quello che gli viene dallo stato centrale. Una famiglia composta da un capofamiglia, una moglie e due figli è costretto ad un salasso fiscale di 24.000 Euro annui aggiuntivi che non vedrà mai più. I figli intanto crescono e dopo 30 anni con questo meccanismo infernale, si arriva alla cifra spaventosa di 720.000 Euro che sono sottratti dall’educazione dei propri figli e dal loro futuro, oltre che dal nostro pensionamento. Mi chiedo
perché dobbiamo accettare questa situazione con uno stato come quello italiano che ci priva di avere una vita decorosa, trasformandoci in un territorio di relitti, quando questa è una delle aree più produttive del pianeta? Lo Stato va ridotto ai minimi termini, perché solo così possiamo evitare che continui a fare questi danni. Questo paese ha il 40% dei giovani disoccupati, e spende oltre il 90% delle proprie risorse in spese incomprimibili. Come si fa a pensare che questo paese, con tale assurda logica possa creare le basi e le aspirazioni per un futuro di benessere e prosperità? Noi pensiamo che dovranno essere le comunità territoriali a trattenere i soldi legati alle attività produttive dei cittadini e che il prelievo fiscale da parte dello Stato e delle Regioni sia portato all’osso, in modo che la ricchezza rimanga nelle mani dei cittadini. L’apertura della partita IVA non dev’essere più una forma di suicidio civile come purtroppo accade oggi, bensì un’opzione a disposizione di tutti per poter lavorare in maniera autonoma, creando i presupposti per il proprio futuro. Questi sono i principi in cui crediamo, e per questo motivo abbiamo scelto un simbolo che richiama molto da vicino la Svizzera. In quel paese, le imprese si vedono tassare i propri utili per appena il 20%. Al contrario di ciò che accade in Italia dove invece tale percentuale sale al 67%, con un tasso di disoccupazione superiore al 12% che fra i giovani supera il 40%. Pensate che in Svizzera la scorsa settimana si lamentavano che la disoccupazione era salita dal 2,5 al 3%! Scegliete voi che cosa preferite!”
L’ultimo ad intervenire era il Vice Presidente del FLF, il Professor Marco Bassani che esordiva ricordando una delle più grandi lezioni dell’indimenticato Gianfranco Miglio. “Se i lombardi sono tarantolati dal lavoro – rilevava – non è possibile che altre popolazioni salgano sulla loro groppa e vivevano sulle loro spalle. Il primo ostacolo ideologico da superare è quello di non ritenere la ricchezza una colpa, e che questo faccia accampare diritti da parte di altre popolazioni. I lombardi e la Lombardia sono con il cerino in mano, a causa di due immani tragedie: il debito pubblico italiano e l’apocalisse meridionale, che sono affrontati solo con un apparato produttivo letteralmente distrutto dallo Stato. O arriviamo ad un contenzioso con Roma e salviamo solo in parte tale apparato produttivo che è in avanzata fase di dismissione, oppure non esisterà alcun futuro per i nostri figli. Le regioni sino ad ora non sono servite a nulla, ma potrebbero improvvisamente diventare decisive perché sinora nessuno ha osato sfidare Roma sul proprio terreno. Il punto fondamentale è che il principio “una persona, un voto” a prescindere dal reddito, non può più andare avanti. Esistono aree che mantengono l’intero paese e che hanno tutto il diritto di decidere quale parte del proprio reddito elargire. Non possono essere i parassiti ad arrogarsi tale scelta, bensì chi produce! Non vogliamo, ci tengo a chiarirlo, la Lombardia a statuto speciale. Questo è un movimento di difesa e liberazione fiscale che – ha quindi concluso - è l’unica possibilità di sopravvivenza che possiamo dare alle future generazioni”.

                                                                                                          Francesco Montanino